2003 Vincenzo Cimini Articoli
24 agosto, 2018

Multidisciplinare, flessibile e tecnologico: ecco il manager del futuro

Quali caratteristiche deve avere il manager ideale per quelle imprese con lo sguardo al futuro? È il quesito a cui cerca di rispondere sul Sole 24 Ore[1] Giulio Xhaët, Digital Strategist e Senior Consultant di Newton Spa.

La sua analisi inizia con il delineare i mutamenti vissuti dalla figura del manager a partire dagli anni '90 quando a salire nella piramide aziendale erano sostanzialmente dei tecnici come informatici od ingegneri che avanzando con la carriera finivano con il ricoprire posizioni apicali. Con il passare del tempo ci si è allontanati da questo modello ed i manager man mano che avanzano tendono ad allontanarsi dall'operatività e ad essere sempre meno specialisti.

Nel 1991 il ricercatore David Guest già parlava di manager ibrido che avrebbe dovuto possedere un “inusuale set di interessi” rappresentando una “variante dell'uomo rinascimentale, altrettanto a suo agio con i sistemi informativi le tecniche moderne e la conoscenza della scala musicale dodecafonica”. Guest si riferiva dunque alla capacità di interfacciarsi con discipline diverse, proprio come avveniva nel Rinascimento Italiano, periodo studiato ancora oggi dagli imprenditori della Silicon Valley. Guest introdusse per la prima volta il concetto di T-shaped, i cosiddetti professionisti a forma di T, una figura cioè che aveva almeno una competenza specialistica in un settore ma anche conoscenze in altri campi, un ibrido tra lo specialista ed un generalista. Il modello T-Shaped fu soprattutto sviluppato dal Ceo di Ideo Tim Brown, una società internazionale di design. Il professionista T-Shaped è esperto in un settore ed è anche in grado di fare da collegamento con professionalità di altre discipline grazie alla profondità della sua formazione e competenza. Una mente flessibile che proprio per questo riesce ad entrare in empatia anche con le prospettive altrui, caratteristica spesso difficile da trovare in un manager iper-specialista. Molto scrupolosa nei dettagli, questo tipo di figura sembra coniugarsi bene con i tempi attuali dove è molto probabile che un giovane professionista si ritrovi a cambiare lavoro ed azienda con una velocità maggiore rispetto al secolo scorso.

Secondo Xhaët l'evoluzione sarà verso il Comb-Shaped (a forma di pettine), ossia un manager multidisciplinare come modello dominante. Le aziende cercheranno questo tipo di caratteristica. L'esempio portato è quello di Mark Zuckerberg che prima di iscriversi ad Harward aveva avuto eccellenti risultati nelle materie classiche, poi studiò informatica e psicologia, con una notevole capacità di spaziare da un campo all'altro con grande facilità, dimostrando competenze verticali e capacità di realizzare progetti concreti. Altri esempi di comb-shaped sono professioni come il growth hacker ed il data scientist. Saper essere ibridi, con competenze profonde e diverse in vari ambiti, sembra essere la chiave vincente per il manager di oggi e del futuro.

Anche Impact, Creative Change Agency internazionale e indipendente, ha provato ad analizzare la tipologia del manager del presente e del futuro nel workshop “Leading in the digital era”. «Molti studiosi  -  ha spiegato Giuseppe Florimonte, Senior Partner di Impact Italia in un'intervista a Business Insider[2] - si stanno interrogando in materia e ritengono che, probabilmente, se il manager rimane colui che pensa prevalentemente a organizzare il lavoro, a controllare, a gestire i diagrammi di flusso, ad allocare risorse come faceva un tempo, sarà destinato a sparire. E sarà sostituito dall’intelligenza artificiale. Cosa che, in un certo senso, sta già accadendo in varie aziende, come ad esempio la controversa Uber, ma anche Deliveroo, che sono autoregolamentate da app che operano come fossero degli esseri umani. È difficile pensare oggi a un manager senza competenze digitali di base. Non dovrà mai diventare un grande esperto di tutte le tecnologie disponibili. Però per poter valutare se le idee sono buone o meno, se il modo di fare business può velocemente cambiare, dovrà un minimo essere al passo con quello che c’è da un punto di vista tecnologico. La trasformazione digitale sta mettendo a dura prova i business tradizionali ma ci sono “opportunità digitali” enormi da cogliere».

Vincenzo Cimini