1420 Vincenzo Cimini Articoli
15 ottobre, 2018

In pensione a soli 59 anni il manager del salvataggio Ford, diventerà anche lui un Business Angel?

Nel 2009 riuscì a cancellare debiti per 10,5 miliardi utilizzando quello che venne definito un “piano di buy back creativo”, ossia 3,5 miliardi di liquidità e azioni. Ha fatto notizia nelle scorse settimane l'addio di Neil Schloss, direttore finanziario di Ford Mobility. Non tanto perché andrà in pensione ma perché lo farà a soli 59 anni. È stato lui stesso a richiedere il pensionamento all'azienda dal prossimo 31 dicembre. Una fuoriuscita anomala se consideriamo che negli Stati Uniti il pensionamento arriva in media a 63 anni. Schloss ha anticipato i tempi grazie soprattutto ai suoi 36 anni passati in Ford: nel 1998 era diventato tesoriere aggiunto, un anno più tardi direttore delle strategie finanziarie, nel 2002 direttore dei rischi a livello mondiale e nel 2007 vicepresidente area mondo con responsabilità della tesoreria. Nel comunicato stampa in cui Ford ha diffuso la notizia c'è tutta la riconoscenza per i risultati innescati da Schloss: nel 2006 le garantì 23 miliardi di dollari poco prima dello scoppio della grande crisi economica, di fatto proteggendo l'azienda dal fallimento[1]. «Sotto la guida di Neil, siamo stati in grado di affermare Ford Mobility come una solida realtà aziendale progettata per creare valore per l'azienda negli anni a venire - ha affermato  March Klevorn, presidente di Ford Mobility - Siamo fortunati ad aver avuto una figura con la sua esperienza e conoscenza globale in grado di guidarci attraverso questo stadio fondamentale della trasformazione della nostra azienda». Il Presidente e Amministratore delegato di Ford, Jim Hackett, ha ricordato i meriti avuti da Schloss nell'aiutare a spingere Ford in una nuova fase dopo averlo aiutata a salvarla da un potenziale disastro solo un decennio fa. «Per quasi quattro decenni, Neil ha svolto un ruolo importante nel portare avanti la nostra attività -  ha affermato Hackett - era naturale che finisse la sua carriera in Ford, aiutando ad avviare tutte quelle attività che saranno al centro del nostro futuro».

E chissà che Schloss non possa diventare un pensionato in grado di aiutare progetti imprenditoriali dei giovani. Chi va in pensione infatti spesso non ha l'intenzione di lasciare il campo. Anzi in certi casi può aiutare un giovane a far nascere il suo progetto imprenditoriale. Sono stati chiamati Business Angels, ossia manager o professionisti in pensione che magari hanno accumulato un'esperienza in un certo settore e sono disposti ad investire offrendo alle startup anche quelle conoscenze specifiche per far nascere bene un nuovo progetto imprenditoriale. E chiaramente anche capitali visto che si tratta di figure in grado solitamente di disporre di un ingente patrimonio personale. Si tratta dunque di investitori informali che si differenziano dai soggetti tradizionali come fondi di venture capital e private equity[2]. «Sono ex titolari di impresa, managers in attività o in pensione, che dispongono di mezzi finanziari (anche limitati), di una buona rete di conoscenze, di una solida capacità gestionale e di un buon bagaglio di esperienze. Hanno il gusto di gestire un business, il desiderio di acquisire una partecipazione in aziende con alto potenziale di sviluppo e l'interesse a monetizzare una significativa plusvalenza al momento dell'uscita. L'obiettivo dei Business Angels è quello di contribuire alla riuscita economica di un'azienda ed alla creazione di nuova occupazione. È previsto che i Business Angels si organizzino in reti locali, conosciute come B.A.N. (Business Angels Network): strutture permanenti che consentono ai Business Angels di incontrare imprenditori alla ricerca di capitale e di competenze manageriali».

Vincenzo Cimini