1471 Vincenzo Cimini Articoli
28 maggio, 2019

Solo il 9% dell'economia è davvero circolare

Si parla molto di economia circolare ma siamo ancora piuttosto lontani a livello globale dagli obiettivi di sostenibilità. Secondo  “The Circularity Gap Report 2019”[1], documento stilato dal think tank olandese Circle Economy, il 91% delle risorse utilizzate non proviene da processi di recupero e riciclo ma da attività legate a produzione ed estrazione, quindi completamente al di fuori dai principi di economia circolare. Si può ben dire dunque che l'economia circolare rappresenta il 9% del totale.  Il rapporto è stato presentato durante l’ultimo World Economic Forum di Davos.  Dalle 26,7 miliardi di tonnellate di risorse naturali estratte nel 1970 si è arrivati alle 84,4 del 2015, e senza concrete svolte radicali, nel 2050 si potrebbe arrivare a 184 miliardi di tonnellate, una quota non sostenibile. Delle 92,8 gigatonnellate delle risorse che alimentano oggi l’economia mondiale, appena 8,4 derivano da processi di riciclo, mentre le restanti 84,4 sono risorse vergini. Il documento di Davos conferma i dati fornite dall’Onu: l’economia circolare non sarebbe solamente un mezzo per ridurre del 28% l’uso globale delle risorse, ma anche uno strumento per tagliare contemporaneamente le emissioni di gas serra del 72%. «Chiudere il gap di circolarità – si legge nel rapporto – ridurrà le disuguaglianze di reddito, migliorando l’accesso a beni di base e opportunità. In altre parole, perseguire l’economia circolare è la via per creare un’economia che funzioni per tutti». Servirebbe dunque un tipo di economia che sappia mantenere più avanti nel tempo il valore delle risorse estratte in natura, riuscendo a reimmetterle nei vari cicli produttivi. Il rapporto suggerisce alcune strade per raggiungere questo obiettivo:

 

  • mettere in campo una coalizione mondiale per l’azione, composta da imprese, governi, ONG e accademici, che stili un rapporto annuale sullo stato dell’economia globale e misuri i progressi;
  • sviluppare un obiettivo globale e un’agenda di azione collaborando con le parti interessate, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile e quelli di riduzione delle emissioni;
  • tradurre gli obiettivi globali in percorsi locali per il cambiamento circolare;
  • migliorare la nostra comprensione di come differenti leve per il cambiamento circolare influenzino aspetti come il risparmio di materiale, la conservazione del valore e la mitigazione del clima.

 

«Riciclo, maggiore efficienza delle risorse e modelli di business circolari offrono enormi opportunità per ridurre le emissioni – ha spiegato Harald Friedl, Ceo di Circle Economy - un approccio sistemico nell'applicazione di queste strategie avrebbe fatto la differenza nella battaglia contro il riscaldamento globale. Le strategie di cambiamento climatico dei governi si sono concentrate sulle energie rinnovabili, l'efficienza energetica e il contrasto alla deforestazione ma hanno trascurato il vasto potenziale dell'economia circolare. Dovrebbero riprogettare le catene di approvvigionamento fino ad arrivare ai pozzi, ai campi, alle miniere e alle cave,m da dove provengono le nostre risorse in modo da consumare meno materie prime. Questo non solo ridurrà le emissioni, ma favorirà anche la crescita realizzando economie più efficiente»

Il rapporto chiede ai governi di agire per passare da un'economia lineare "Take-Make-Waste" a una circolare in grado di massimizzare l'utilizzo delle risorse esistenti, riducendo al allo stesso tempo la dipendenza da nuove materie prime e riducendo al minimo i rifiuti. Questo estenderà la durata delle risorse esistenti limitandone le emissioni, riducendo la disuguaglianza sociale e favorendo una crescita sostenibile dal punto di vista ambientale. «Un lavoro enorme resta da fare nelle economie consolidate, dove la priorità è migliorare l'utilizzo delle infrastrutture esistenti. Allo stesso tempo è fondamentale lavorare con le economie emergenti per evitare gli errori commessi in passato. Ora è il momento di sostituire i metodi di costruzione tradizionali con pratiche all'avanguardia»

Vincenzo Cimini