4427 Vincenzo Cimini Articoli
28 novembre, 2019

Impresa e sviluppo sostenibile

Secondo la definizione tradizionale, lo sviluppo sostenibile è “uno sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie”[1].

La crescita odierna non deve mettere in pericolo le possibilità di crescita delle generazioni future assicurando che le tre componenti dello sviluppo sostenibile (economica, sociale e ambientale) vengano affrontate in modo equilibrato. Le dimensioni e la profondità della crisi attuale e la sua natura sistemica rendono essenziale un ripensamento del modello di sviluppo economico su base globale. Le organizzazioni devono oggi rispondere a nuove esigenze fra cui considerare nei propri modelli di business anche gli aspetti ambientali e sociali del proprio operato in una visione nuova del modo di fare impresa.

In tale scenario, ogni impresa è chiamata a:

  • comprendere quali sono i fattori chiave per garantire una crescita sostenibile del business e le diverse sollecitazioni che possono giungere da tutti i portatori di interesse;
  • far leva su questa comprensione per creare nuove opportunità di business e mitigare, nel contempo, i rischi derivanti da un contesto in continuo mutamento;
  • definire e attuare modalità di lavoro sostenibili in tutte le aree e in tutti i processi dell’impresa.

A tutte le imprese, di qualunque dimensione, settore e localizzazione geografica, è richiesto un approccio fortemente proattivo allo sviluppo sostenibile per i prossimi undici anni, attraverso lo sviluppo di nuovi modelli di business responsabile, gli investimenti, l’innovazione, il potenziamento tecnologico e l’azione in partnership. Così come previsto dal 17 SDGs, the last but not the least, l’attuazione degli altri obiettivi richiede una stretta collaborazione tra governi, imprese e società civile, un’azione sinergica, collaborativa e proattiva da parte di tutti gli attori dello sviluppo sostenibile.

Se ne è parlato nella Conferenza “Le imprese e la finanza per lo sviluppo sostenibile. Opportunità da cogliere e ostacoli da rimuovere” tenutasi il 28 maggio scorso a Milano presso Assolombarda, nell’ambito del “Festival dello Sviluppo Sostenibile”, promosso da ASvisS (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile).

Focus della conferenza è stato quello di individuare le opportunità per la transizione verso un modello innovativo di sviluppo per le PMI e gli ostacoli da rimuovere affinché non frenino questo processo, e di trovare delle soluzioni che accelerino la transizione alla sostenibilità.

La sostenibilità in quanto fattore strategico per le imprese e importante elemento valoriale e reputazionale deve essere sostenuta con azioni, anche politiche, che rimuovano ostacoli normativi, procedurali e culturali poiché ne rallentano la svolta sostenibile chiesta dai cittadini. È stato proposto un tavolo di lavoro su questo tema presso la Presidenza del Consiglio presentando un documento con le linee di azioni necessarie da adottare.

La “Carta” delle imprese per uno sviluppo sostenibile è stata promossa e firmata da dieci associazioni imprenditoriali più rappresentative aderenti all’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), confermando la volontà, dichiarata in occasione del Festival dell’anno scorso, di promuovere modelli di business basati sullo sviluppo sostenibile, la partnership con tutti i portatori d’interesse e l’utilizzo della finanza etica e responsabile al fine di contribuire a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030.

Dalla conferenza, il presidente Asvis Pierluigi Stefaninni ha ribadito che “occorre passare dalla comunicazione al racconto della sostenibilità economica, sociale e ambientale messa in pratica”. È emersa la necessità di un cambio culturale imprenditoriale con un approccio alla sostenibilità come elemento chiave della competitività, in cui le imprese devono far crescere la filiera, premiare fornitori sostenibili e innovare. Inoltre, è necessario come affermato dall’Ad di Pirelli Marco Tronchetti Provera contribuire alla crescita della comunità intorno alle fabbriche perché non può esserci sviluppo sostenibile se la società non cresce.

Anche il mondo della finanza guarda con sempre più attenzione a imprese innovative, rispondenti ai criteri ESG (Environmental, Social and Governance), obbligando ad investire non tanto in un’ottica di vantaggio immediato ma in una prospettiva di medio-lungo termine. Così come ha scelto di fare Banca Italia privilegiando nelle proprie scelte di investimento le imprese con le migliori prassi ambientali, sociali e di governance, che impiegano metodi produttivi rispettosi dell’ambiente, che garantiscono condizioni di lavoro inclusivo e attente ai diritti umani.

La Cassa Depositi e Prestiti ha inoltre messo in campo ingenti risorse per dare una spinta a questo approccio verso la sostenibilità. L’AD Fabrizio Palermo ha infatti dichiarato che “con il Piano Industriale 2021 Cdp ha scelto di orientare il proprio approccio strategico e operativo ai principi dello sviluppo sostenibile”, mediante un modello innovativo di business e operativo, includendo nel processo di valutazione degli investimenti, oltre all’aspetto economico anche misure degli impatti sociali e ambientali, prevedendo un budget finanziario da 200 miliardi per i prossimi tre anni.

Ci si aspetta anche dalla politica un spinta verso la transizione alla sostenibilità prevedendo già nella prossima legge di bilancio delle iniziative che vadano in questa direzione, come quelle di fiscalità ambientale volte a ridurre e ad azzerare gli incentivi ai combustibili fossili e i sussidi ambientalmente dannosi; programmi di investimenti pubblici orientati alla sostenibilità sociale, ambientale, politiche di rigenerazione urbana; azioni per la promozione dell’economia circolare, la decarbonizzazione dell’economia, l’efficienza energetica e una più efficace gestioni dei rifiuti.

Inoltre, ci si auspica che venga accolta la proposta di legge che prevede il riconoscimento nella nostra Costituzione del valore della sostenibilità e del diritto delle nuove generazioni a ricevere una società sostenibile. Con la modifica dell’articolo 2 della Costituzione verrebbe allargata la portata della norma, che arriverebbe a richiedere l’adempimento dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale «anche nei confronti delle generazioni future».

Con il secondo intervento, invece, la proposta di legge guarda ad un altro dei Principi fondamentali della Repubblica, quello indicato all’art. 9, sulla ricerca scientifica e la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico. Si aggiungerebbero un terzo ed un quarto comma, l’uno sancendo il riconoscimento e la garanzia della «tutela dell’ambiente come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività» e l’altro la promozione «delle condizioni per uno sviluppo sostenibile».

Infine, con il terzo intervento si andrebbe a modificare l’art. 41, quello dedicato alla libera iniziativa economica privata, che disporrebbe, nella versione proposta, che l’iniziativa economica abbia come limite, oltre a quelli già previsti (dignità umana, sicurezza, utilità sociale), anche l’ambiente e che sia finalizzata non solo a fini sociali ma anche allo sviluppo sostenibile[2].

Adottare i principi della sostenibilità, significa pensare ad un futuro del tutto nuovo, in cui ogni organizzazione è chiamata a esprimere la capacità di evolvere al variare delle condizioni dell’economia, della scienza e dei mercati al fine di difendere il proprio vantaggio competitivo e ottimizzare la creazione di valore.

Vincenzo Cimini


[1] Uomo&ambiente. https://www.uomoeambiente.com/index.php/servizi-per-la-sostenibilita-sociale-formazione

[2] Wallstreetitalia. https://www.wallstreetitalia.com/imprese-e-finanza-sposano-sviluppo-sostenibile/