3677 Vincenzo Cimini Articoli
24 febbraio, 2020

European Green Deal? Il Gruppo Greenthesis è pronto

Sebbene la questione ecologica sia all’ordine del giorno nel dibattito pubblico nazionale e comunitario, è fondamentale continuare a parlare di European Green Deal, ossia quella che dalle parole della stessa Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, è stata definita “la nuova strategia di crescita dell’Europa”. Von der Leyen ha illustrato i tre punti fondamentali, le tre azioni concrete, su cui questo Green Deal europeo si incardina:

  1. la realizzazione di un piano di investimenti sostenibile per l’Europa, per un ammontare di 1.000 miliardi di euro entro la prossima decade;
  2. la promulgazione entro Marzo 2020 della prima legge europea sul clima, grazie alla quale la transizione verso un’economia green diverrà irreversibile;
  3. la creazione di un Fondo per un’Equa Transazione che mobiliterà i capitali pubblici e privati anche con il supporto della Banca Europea per gli Investimenti (bei).[1]

Tutto questo in vista dell’obiettivo più ambizioso che si è posta l’Europa, ossia quello di arrivare a essere il primo continente del mondo a impatto climatico zero entro il 2050.

Von der Leyen ha precisato inoltre che questo cambiamento non è più differibile chiudendo il discorso con quello che potrebbe essere un vero e proprio slogan: “Noi europei siamo pronti!”, come a voler lanciare questa sfida a livello globale, ma soprattutto per spronare le singole economie nazionali ad accogliere questa sfida comunitaria e farla propria, sposando appieno la causa.

Vista, però, la portata di questi provvedimenti, c’è da chiedersi una cosa molto importante: quali sono le implicazioni del Green Deal a livello finanziario?

Christine Lagarde, ex ministro francese delle Finanze e attuale numero uno del Fondo monetario internazionale, ha affermato con forza che la sfida climatica deve essere la priorità per la bce e che ogni istituzione dovrebbe farne il centro delle sue politiche [2]. Anche la finanza, dunque, sembra aver accolto la “svolta green”, tanto che i principali attori del sistema finanziario mondiale hanno preso coscienza dei crescenti rischi ambientali, non più classificabili come semplici esternalità ma divenuti capaci di intaccare il tessuto dell’economia. È stato allora istituito un Network per il Greening del sistema finanziario (ngfs), che unisce 40 banche centrali, agenzie di supervisione e istituzioni finanziarie internazionali per lo sviluppo di una risposta coordinata ai rischi climatici e ambientali [3].

Si può quindi vedere come il Green Deal europeo proposto da von der Leyen, nonostante esecutivamente molto complesso, sia stato sposato anche dal mondo finanziario che ha intenzione di mettere in atto una piccola grande rivoluzione all’interno dei suoi meccanismi affinché gli investimenti nelle tecnologie verdi siano ben coordinati per evitare anche effetti negativi sui livelli occupazionali. Proprio per facilitare questi passaggi serviranno le leggi sul clima di marzo, di cui abbiamo parlato in apertura.

Su una tematica così importante e delicata ha espresso il suo autorevole parere anche Larry Fink fondatore e ceo di BlackRock, la più grande società mondiale di investimenti (con una gestione di capitale stimato a oltre 7mila miliardi di dollari). Nella sua consueta lettera annuale ai ceo Fink dice che «il rischio climatico avrà un impatto non solo sul mondo fisico, ma anche sul sistema globale che finanzia la crescita economica», al quale si aggiunge «l’impatto delle politiche legate al clima sui prezzi, sui costi e sulla domanda dell’economia nel suo complesso». Prosegue mettendo in luce il fatto che rispetto alle crisi e ai cambiamenti del passato (ad esempio, per non andare troppo nel passato, la crisi globale finanziaria del 2008), che per quanto potessero durare anche per lunghi periodi sono stati tutti, in generale, di breve termine, non si può dire lo stesso per il cambiamento climatico. Per quanto riguarda il clima, infatti, anche se si verificassero solo in parte gli scenari previsti, si tratterebbe «di una crisi a lungo termine molto più strutturale. Le aziende, gli investitori e i Governi devono prepararsi per una significativa riallocazione del capitale» [4]. Cosa succede se un numero sempre maggiore di clienti chiede di riallocare i propri investimenti in strategie sostenibili? Che aziende come quella di Fink devono mettersi nella condizione di poter agevolare questo passaggio senza uscirne danneggiate, e per questo Fink auspica una sempre maggiore trasparenza da parte delle aziende affinché forniscano un quadro chiaro di come gestiscono le questioni relative alla sostenibilità.

Sul lungo periodo gli investimenti sostenibili, comunque, probabilmente daranno più soddisfazioni. «E, in virtù dell'aumento dell'impatto della sostenibilità sui rendimenti degli investimenti, crediamo che l’investimento sostenibile sia il più solido fondamento per permettere al portafoglio dei clienti di crescere» [5].

Ma noi, come Greenthesis Group, da tempo impegnati nello sviluppo di tecnologie innovative a servizio della Economia Circolare e della Green Economy e con alle spalle una trentennale esperienza sul campo, siamo pronti a sposare la causa del Green Deal europeo come ci chiede il Presidente von der Leyen?

La risposta non può che essere un convinto “Sì”. Non solo, infatti, abbiamo investito sull’innovazione attraverso l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili, ma cerchiamo costantemente di ridurre (per quanto tecnologicamente possibile) le emissioni inquinanti, i consumi energetici e il consumo di materie prime, sviluppando la coscienza ambientale del personale attraverso programmi di formazione e valutando di volta in volta i rischi e le opportunità per l’ambiente e per l’organizzazione a seguito dei mutamenti introdotti nel nostro contesto interno ed esterno (nuove tecnologie, nuovi mercati, nuove normative, ecc.). Il nostro piano strategico industriale, varato tempo addietro, si basa sui seguenti principi fondanti: CRESCITA ed EFFICIENTAMENTO, SOSTENIBILITA’ e CIRCOLARITA’, INNOVAZIONE e FORMAZIONE, REPUTAZIONE e TRASPARENZA. Il nostro Gruppo non si fa trovare impreparato di fronte alla sfida economica dei prossimi anni, ma dice “Sì, siamo pronti!”.

Vincenzo Cimini


[1] https://audiovisual.ec.europa.eu/en/video/I-181464?lg=EN%2FEN

[2] https://www.ilsole24ore.com/art/bce-nuovo-bazooka-lagarde-e-contro-climate-change-ACTRI8j

[3] https://www.ilsole24ore.com/art/ambiente-e-finanza-svolta-green-banche-centrali-ACkkQz7

[4] https://www.ilsole24ore.com/art/larry-fink-blackrock-climate-change-cambiera-sempre-finanza-e-piu-fretta-clima-ACTgglBB

[5] Ibidem